lunedì 12 maggio 2014

Documento Politico di Progetto Nazionale.

 
 
PROGETTO NAZIONALE
Documento politico 2014
 
La campagna elettorale in vista del voto del 25 maggio 2014 per le elezioni europee dovrà necessariamente ed ineludibilmente rimarcare la soglia di demarcazione tra le differenti forze in campo.
Questo non solo sul piano mediatico, oggi più che mai, lo scontro rimane acceso tra chi intende continuare a sostenere questo modello d’Europa, accettandone supinamente i diktat con conseguenti ripercussioni sul piano economico e sociale e tra chi vuole intraprendere la via dello strappo a tutti i costi, spesso in maniera scriteriata e, molto probabilmente, anche dolorosa, sostenendo le proprie motivazioni solo ed esclusivamente attraverso slogans demagogici e senza alcun supporto di un reale progetto politico alternativo.
Tra questi due fronti, va sempre più ad affermarsi la forza di chi crede in un progetto europeo, di chi crede in un’Europa le cui fondamenta devono essere consolidate sul piano politico e non meramente su quello  finanziario e monetario, un’Europa federazione di singole realtà nazionali che abbiano la forza e la dignità di salvaguardare i propri interessi senza ledere quelli di altri, di chi crede in un’Europa in cui possiamo rimanere come di protagonisti e non certamente quali oggetto di altrui decisioni.
Non possiamo accettare chi dice sì all’Europa a prescindere, così come riteniamo irresponsabile chi, a prescindere, rigetti ogni forma di europeismo in nome di chissà quali alternative poi incapaci di offrire.
Innanzi ai tanti fronti del No all’Europa, soprattutto privi di soluzioni concrete e percorribili, rimarchiamo la nostra posizione per un’altra Europa, ma nello stesso tempo occorre esser pragmatici e realisti in quanto oggi facciamo parte di questa Europa e, pur non apprezzandola, spetta proprio a noi cercare di migliorarne le condizioni.
Ogni paese cerca, in un coacervo di vincoli e parametri imposti dalle commissioni e dalle pressioni provenienti da varie lobby, di salvaguardare i propri interessi.
Germania, Francia e altri soggetti ci sono riusciti proprio, spesso e volentieri, a discapito dell’Italia.
Molto probabilmente perché fino ad ora, a rappresentarci in Europa, mandiamo per lo più rappresentanti improduttivi, pluri-assenteisti, gli scarti dei singoli parlamenti nazionali; risultano incapaci ed improduttivi molti parlamentari nazionali, figuriamoci i trombati e le seconde linee che mandiamo a Bruxelles e a Strasburgo.
E’ anche vero che l’organismo del Parlamento Europeo detiene limitatissime capacità decisionali, ma è altrettanto provato che i rappresentanti nazionali devono iniziare ad andare in Europa a far la voce grossa, al fine di cercare di salvaguardare e promuovere gli interessi dell’Italia.
Occorre mettere mano ai Trattati capestro che sono stati irresponsabilmente sottoscritti a condizioni insostenibili; dobbiamo rinegoziare i parametri di Maastricht, rigettare le imposizioni del Fiscal Compact e del Mes; così come ridiscutere dalle fondamenta il Trattato di Lisbona.
Senza perseguire questi obiettivi, difficoltosi ma percorribili solamente se sospinti da una sana volontà politica di chi eleggeremo in Europa, non possiamo parlare ed auspicare un rilancio dell’intero sistema economico-produttivo; proprio perché continuiamo ad accettare supinamente in primo luogo politiche monetarie che ci costringono ad una perpetua sudditanza nei confronti di altri paesi e soprattutto a drenare le risorse di imprese e famiglie sempre più in carenza di ossigeno.  
La  questione monetaria diventa quindi fondamentale e, in attesa di un cambio di rotta a livello comunitario, rimane esclusivamente l’esigenza di adottare misure immediate ed efficaci sul piano nazionale; in particolar modo alla luce del fatto che metà del debito pubblico sul mercato internazionale espone l’Italia ad ogni tipo di ricatto da parte del sistema bancario, delle agenzie di rating e della BCE, un’istituzione la cui proprietà, in grande maggioranza, è in mano alle banche private. Senza la riconquista di una completa e operativa sovranità monetaria e di un ricollocamento del debito pubblico all’interno dell’economia italiana, qualsiasi tentativo di uscire dalla crisi è destinato al fallimento. Qualsiasi alternativa, qualsiasi cambiamento non può avere efficacia. Alla  luce di tutto ciò, considerando il fatto che ogni anno lo Stato italiano, quindi i cittadini, devono versare nelle casse delle banche detentrici dei nostri titoli di Stato miliardi di euro che vengono sottratti a famiglie e ad imprese, costrette a subire un costante aumento della pressione fiscale; in considerazione che lo stesso Stato italiano, per accordi comunitari, non può ricorrere all’emissione monetaria diversa dall’euro, che rappresenterebbe comunque la miglior soluzione; si può ricorrere, nel rispetto dell’art. 123 comma 2 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), all’istituzione di una banca pubblica di interesse nazionale (si potrebbe utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti), accedendo alla liquidità offerta dalla BCE al tasso attuale dello  0,25%, tasso di gran lunga inferiore rispetto a quello offerto dal mercato finanziario, e utilizzare questa liquidità per ri-finanziare l’intero sistema economico produttivo affetto da un grave stato di anemia monetaria, oltre a ridurre il debito pubblico; il tutto senza ledere alcun trattato ed utilizzando sempre l’euro. Molto meglio indebitarsi con la BCE allo 0,25%, piuttosto che con i mercati al tasso del 5-6%, perseguendo una strada percorribile fin da subito.
Unitamente a questa proposta, che non va sicuramente ad incidere sull’anomalia sistemica legata ai meccanismi di emissione monetaria, ma consente notevoli benefici volti al rilancio del tessuto economico interno; rimane necessario considerare la formazione di una società di rating europea a partecipazione italiana in proporzione al Pil, a nomina e controllo politico, slegandosi dalle società private controllate dalle stesse banche che detengono i titoli di Stato; controllare la spesa pubblica tramite la creazione di parametri di efficienza minima riguardo l’erogazione di tutti i servizi pubblici che devono essere soddisfatti prima di dirottare il denaro pubblico verso spese non indispensabili.
Il nuovo corso dell’Europa dovrà passare necessariamente da un’inversione di tendenza rispetto alla mera visione economicistica che l’ha fino ad ora caratterizzata e focalizzare il proprio operato su di una vera e propria realizzazione di una Confederazione di Stati che non rischino di annullare le singole individualità, bensì di divenire parte organica di un soggetto politicamente forte ed economicamente indipendente nel rispetto di una sintesi delle singole realtà aderenti. Il progetto potrebbe risultare perseguibile attraverso una stretta collaborazione e coordinamento di aree omogenee basate sulle tratte Parigi-Berlino-Mosca; Roma-Budapest-Kiev; Madrid-Roma-Atene che potrebbero consolidare scelte strategiche sul piano economico-commerciale anche in funzione internazionale. Innanzi a questo scenario, anche una valuta come l’euro non potrà più essere mero strumento di concentrazioni finanziarie che attualmente dirigono la politica; ma assurgere al suo naturale ruolo di mezzo di scambio per incrementare la produzione in un mercato organico ed autoalimentato salvaguardando, in piena armonia dell’interesse comunitario, le singole esigenze dei Paesi aderenti, senza che ne vengano calpestati i diritti. Allora sì che potremmo iniziare a parlare della concreta e reale costruzione dell’Europa dei popoli e delle Patrie, nel rispetto dei singoli componenti, dove l’Italia in primis potrebbe ricoprire il proprio naturale spazio geopolitico improntato al Mediterraneo, iniziando ad avanzare un ruolo primario, in sede europea, nelle cooperazioni economiche, commerciali e culturali. Nel naturale destino culturale, geografico e strategico, oltre che storico.
In quest’ottica, occorre necessariamente ripartire dal territorio e da chi oggi lo rappresenta nel miglior modo possibile; da chi, con responsabilità e maturità politica, ha sempre cercato risoluzioni ad ogni problematica attraverso vie percorribili; così come in Europa potrà fare da cassa di risonanza per gli interessi nazionali, rivendicando il primato del Paese tra gli squali di Bruxelles e di Francoforte.
Solo chi ha dimostrato di saper difendere i reali interessi dei suoi cittadini in nome del Sociale può rappresentare una garanzia per il proprio Paese di fronte alle pressioni di chi ha voluto fino ad ora mantenere un’Europa tanto vicina ai mercati ed alle banche, quanto sempre più lontana dalle esigenze di milioni di europei che non si riconoscono in questo disegno che osteggia la volontà ed il destino dei popoli. Anche in Europa, quindi, noi siamo con Flavio Tosi!
 
ASSOCIAZIONE PROGETTO NAZIONALE
 
 
 

mercoledì 26 marzo 2014

PROGETTO NAZIONALE - MILANO





Grande successo per la prima riunione del Circolo “Destra per Milano” di Progetto Nazionale che si è tenuta, ieri sera, allo Spazio Ritter. Nonostante le oggettive difficoltà di orario e logistica (la prossima riunione si terrà, dopo cena, in altro luogo), era presente un pubblico numeroso, qualificato e decisamente rappresentativo della eterogenea comunità politica ed umana della destra sociale milanese.
Il presidente del circolo, Roberto Jonghi Lavarini ha aperto la riunione portando il saluto ufficiale del "vecchio leone francese" Jean Marie Le Pen e di diversi amici impossibilitati ad intervenire, fra questi: l'On. Mario Borghezio (che sarà ospite della Ritter giovedì 10 aprile), Lino Guaglianone (storico esponente della destra milanese) Stefano Di Martino (già vice presidente del Consiglio Comunale di Milano), l'Avv. Gianpietro Maccapani (Presidente del Movimento Italia Nazione di Varese), il Dott. Vittorio Barberi (ultimo Federale del MSI milanese), il Comandante Antonio De Simone (Presidente del Circolo Gabriele D'Annunzio), la Contessa Elena Manzoni di Chiosca e Poggiolo e l'intellettuale Renato Besana (giornalista RAI e di Libero Quotidiano).
Jonghi ha sottolineato la primaria importanza della battaglia culturale (e della diffusione libraria dei nostri testi, autori ed editori), l'assoluta fedeltà alle nostre radici storiche e spirituali, lo strategico movimentismo di Progetto Nazionale che "non è l'ennesimo partitino ma un laboratorio di idee" e la vicinanza al Front National di Marine Le Pen che rimane il modello europeo e l'obbiettivo politico, da raggiungere, anche in Italia.
Il "padrone di casa" Marco Battarra, libraio ed editore militante, ha salutato i presenti, richiamando la loro attenzione sulla necessità di sostenere l'editoria libera, confermando che la Ritter è uno spazio di cultura aperto a tutti.
Sono poi intervenuti gli oratori ufficiali, Luca Battista e Manuel Negri, dirigenti e fondatori, insieme al presidente nazionale Piero Puschiavo, di Progetto Nazionale, di cui hanno illustrato la storia, l'organizzazione, l'assoluta trasversalità ed il programma, coerente e moderno, attento alle tematiche sociali, in particolare alla lotta alla usura bancaria ed alla immigrazione clandestina, al sostegno alla agricoltura ed alla energia nucleare, ed alla strenua difesa della nostra identità e sovranità nazionale (politica, militare, economica e monetaria).
Il presidente onorario del circolo, il paracadutista Conte Alessandro Romei Longhena, ha sottolineato la sua fedeltà alle “radici profonde che non gelano mai” ed il decennale impegno di Destra per Milano a favore della unità, del rinnovamento e del rilancio dell'area. Il vice presidente, Mario Mazzocchi Palmieri, ha, invece, posto l’urgenza di rinnovare la politica, selezionando meglio la classe dirigente, attraverso rigorosi criteri di partecipazione popolare, trasparenza e meritocrazia, anche attraverso lo strumento delle elezioni primarie nel centro-destra, per le quali, ha ricordato Manuel Negri, Progetto Nazionale sosterrà la candidatura del Sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Fra i numerosi presenti, segnaliamo: il Comandante Armando Santoro (Presidente della Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana), il Capitano Francesco Lauri (della Associazione Arditi d'Italia), la Senatrice Giada Arioli (ingegnere gestionale, pittrice e promotrice lombarda della Fondazione Ricostruire il Paese di Flavio Tosi), il Dott. Franco Seminara (storico ed attivissimo dirigente del sindacato nazionale Unione Generale del Lavoro),Giovanni Pugliese (Presidente della Associazione Calabria Domani e promotore di diverse iniziative sociali), il Dott. Fabrizio Gurgone (della associazione animalista Balzoo), il consigliere Michele Bianchi (di Forza Italia), Antonio Imperatore (della Lega Nord), Fabio Allegranza ed il consigliere Federico Santoro (di Fratelli d'Italia), la Dott. Stefania Bettini (de La Destra), Valerio Zinetti (di Lealtà e Azione), l'Avv. Gabriele Leccisi (della Fiamma Tricolore), Tullio Trapasso (del movimento dei forconi),  lo storico Pierangelo Pavesi, il Conte Fulvio Moneta Caglio de Suvich di Bribir (commercialista ed avvocato), il Prof. Antonio La Bollita, l'Avv. Simone Andrea Manelli, il Tenente Dott. Edoardo Polledri, l'Ing. Giovanni Pascale, il medico Dott. Giuseppe Costi, il farmacista Dott. Stefano Giugni, il consulente finanziario Dott. Giulio Livoni ed il fedelissimo camerata Gianpietro Dall’Olio che ha fatto anche da fotografo.
La vivace ed interessante serata si è conclusa, in un clima amichevole e goliardico, con un piccolo aperitivo nazional-popolare e tre brindisi: il primo alla straordinaria e bene augurante vittoria elettorale di Marine Le Pen, alle elezioni amministrative francesi, il secondo al genetliaco del nostro “Conte Grappa” e, il terzo, al consolidamento di Progetto Nazionale. Successivamente, Jonghi e Mazzocchi hanno anche avuto modo di incontrare e salutare l’amico Comandante Ercole Pirani, Presidente della Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia.

domenica 2 marzo 2014

PROGETTO NAZIONALE MILANO 2014

FLAVIO TOSI con ROBERTO JONGHI LAVARINI e MARIO MAZZOCCHI PALMIERI, presidente e vice presidente del Circolo Destra per Milano di Progetto Nazionale.


FLAVIO TOSI con GIADA ARIOLI (fra i promotori milanesi della Fondazione Ricostruire il Paese) ed il Conte ALESSANDRO ROMEI LONGHENA (presidente onorario del circolo Destra per Milano di Progetto Nazionale).

lunedì 17 febbraio 2014

Avanti, liberi e coerenti, con Progetto Nazionale!


 
Milano, 17 febbraio 2014

 
Abbiamo preso definitivamente atto, a nostro malincuore, forse anche in ritardo, della assoluta impossibilità di riunificare la mitica area della destra sociale e radicale italiana che, al contrario, continua, in maniera patologica, a dividersi e isolarsi, diventando del tutto marginale ed ininfluente. Non ci fidiamo minimamente dei tardivi e strumentali richiami dei “vecchi colonnelli” e dei “giovani caporali” della ex AN, chiaramente impegnati solo a salvare se stessi e le loro residuali, spesso immeritate, rendite di posizione ma continueremo a difendere il comune patrimonio, culturale ed economico, della omonima Fondazione che non deve essere assolutamente intaccato a “Fini personali” come nel caso della casa di Montecarlo.

La protesta di grillini e forconi, della quale condividiamo le sacrosante ragioni anti-sistema, sono eterogenee, confuse e politicamente sterili. Per combattere le caste, la partitocrazia, questo governo delle tasse, questa Europa dei burocrati e dei banchieri e la plutocrazia mondialista, servirebbe ben altro, ovvero una buona Politica nazional-popolare,  intelligente e bene organizzata, come quella portata avanti dal Front National di Marine Le Pen. Ma l’Italia non è la Francia ed il quadro politico è completamente diverso perché, per colpa dei tradimenti di Fini e degli errori dei suoi colonnelli, non esiste più una grande forza popolare di destra.

Abbiamo deciso, quindi, di andare oltre, di guardare alto, di fare altro, fedeli al motto futurista “marciare per non marcire”: il Comitato Destra per Milano (fondato nel lontano 2000, da me, il compianto Sergio Spinelli e Riccardo Falcone) conferma la propria scelta movimentista, trasversale ed apartitica, aderendo a Progetto Nazionale di Piero Puschiavo. Progetto Nazionale, infatti, non è l’ennesimo inutile partitino dello zero virgola ma, per scelta e statuto, una Associazione Culturale (di uomini, idee e volontà) ed un Laboratorio Politico, “di destra” (popolare, sociale ed identitaria), saldamente e liberamente all’interno della coalizione di centro-destra. Progetto Nazionale non è il solito gruppo verticistico e romano centrico ma è un movimento “di destra” assolutamente innovativo: patriottico e federale, nato dalla base militante e dai giovani, dal territorio e dagli amministratori locali, presente su tutto il territorio nazionale ma fondato al Nord e ben radicato nel Veneto, attento e rispettoso delle tradizioni e delle autonomie locali. Progetto Nazionale è una forza coerente ma innovativa, realista e propositiva che vuole portare avanti i Valori, le idee, le tematiche e le proposte tradizionali della "destra italiana", confrontandosi con tutti a 360°, collaborando con le diverse realtà dei singoli territori e sostenendo, di volta in volta, liste e candidati che meglio accoglieranno queste sinergie. Progetto Nazionale sostiene fortemente il complessivo rinnovamento delle istituzioni e della politica italiana secondo rigorosi criteri di partecipazione, trasparenza e meritocrazia e, per questo, affianca e supporta, da destra, la Fondazione Ricostruire il Paese del Sindaco di Verona, Flavio Tosi.

Per quanto riguarda le prossime elezioni 2014, Progetto Nazionale lascia, quindi, piena libertà di voto ai Circoli locali, dando solo una generica indicazione preferenziale a sostegno dei candidati e delle liste di centro-destra. Per quanto riguarda, invece, il nostro circolo, Destra per Milano, abbiamo deciso di sostenere, alle elezioni europee, l’On. Mario Borghezio, ed alle amministrative, i candidati del nuovo Movimento Controcorrente per il Territorio di Giuseppe Russomanno nei comuni della provincia di Milano, del Movimento Italia Nazione dell’Avv. Gianpietro Maccapani a Varese e della Lista Civica Maroni del Prof. Stefano Bruno Galli nelle altre provincie. Nei prossimi giorni, avremo degli incontri politici ufficiali, assolutamente interlocutori e di presentazione di Progetto Nazionale, anche con i vertici locali di Forza Italia, della Lega Nord ed anche del Nuovo Centro Destra.

Per il resto il nostro circolo continuerà a collaborare con la Fondazione Europa dei Popoli di Mario Borghezio, con il Centro Studi CESI del Prof. Gaetano Rasi, con il Centro Studi Patria e Libertà del Prof. Fernando Crociani Baglioni, a sostenere le nostre storiche e gloriose associazioni combattentistiche e d’arma (ANAI, UNCRSI e XMAS), le numerose attività sociali del movimento Lealtà e Azione e le fondamentali iniziative culturali della Ritter di Marco Battara e di Lorien di Guido Giraudo.

Abbiamo già incontrato i vertici di Progetto Nazionale, domani vi sarà il direttivo di Destra per Milano, il 1 marzo, sempre a Milano, incontreremo Flavio Tosi, poi organizzeremo una riunione politica con Luca Battista e Manuel Negri ed, infine, una riunione pubblica con il presidente Piero Puschiavo.
Chiedo a tutti Voi, vecchi e nuovi amici e camerati, di aderire e sostenere, con ritrovato entusiasmo, questo nuovo Progetto!
 
Roberto Jonghi Lavarini - http://www.robertojonghi.it/
http://destrapermilano.blogspot.it/ -http://progettonazionale.blogspot.it/

lunedì 27 gennaio 2014

Piero Puschiavo: avanti con Progetto Nazionale e Flavio Tosi !

 

 

Vicenza 25 gennaio 2014

L’attuale scenario politico si sta mostrando, oltre che altamente mediocre e totalmente inconcludente, anche fortemente pericoloso, principalmente per il continuo e quasi irreversibile declino etico e morale, e conseguentemente anche di quello politico ed economico.
Occorre quindi rifondare, occorre ricostruire questo straordinario “Paese”, cercando di andare oltre e ‘sorpassare’ quei personaggi che in questi ultimi anni hanno rappresentato nel peggior modo possibile l’immagine dell’Italia e degli italiani.
Tanto a “sinistra” quanto a “destra” (e “centro” annesso), l’affarismo ed il personalismo hanno prevalso nella condotta di molti politici, salvo purtroppo rare eccezioni.
D’altro canto, dall’Europa le risposte non sono state migliori.
 
Alle festanti giornate dell’avvento dell’euro moneta unica si è giunti, come avevamo previsto e denunciato fin dai primi momenti, al suo disprezzo, alla luce della fase di progressivo impoverimento che ha investito soprattutto i Paesi del sud Europa, Italia compresa.
Il rischio deflazione si è quindi puntualmente riversato sul sistema economico nazionale, creando una catastrofica condizione di rarità di moneta circolante, per favorire scambi virtuali manipolati esclusivamente dai grossi gruppi bancari e finanziari.
Il problema dell’Euro moneta non si risolve attraverso appelli un po’ goffi e molto demagogici (fatti magari da chi in origine l’euro lo accettò acriticamente, o da chi approvò il 2 agosto 2008 la legge di ratifica del Trattato di Lisbona) che invocano una uscita immediata del Paese dal suo circuito, ma attraverso un percorso che deve essere ponderatamente pianificato partendo dal presupposto di una ipotesi legata ad una possibile doppia circolazione di moneta.
I trattati firmati in Parlamento dalla maggioranza dei parlamentari italiani meglio definiti come «camerieri dei banchieri», tanto a destra quanto a sinistra, anche da chi oggi blatera posizioni contrarie, hanno però decretato la sottomissione alla privatissima Banca Centrale Europea, anche e soprattutto attraverso la sottoscrizione del MES e del Fiscal Compact, veri e propri cappi al collo per lo sviluppo economico degli anni a venire.
Prima di sparlare su di un’ipotetica uscita dall’Euro occorre quindi battersi per cambiare la Costituzione Italiana.
Senza questo passaggio non servono né firme per indire un referendum né possibilità alcuna di stampare la propria moneta.
Fin tanto che si resta nella prospettiva della “moneta come debito”, della moneta creata dal nulla da banche centrali di emissione, private (BCE o Bankitalia, Francoforte o Roma, non fa differenza) ed indipendenti, e da queste prestata ad usura, e sempre funzionante secondo i medesimi principi, sarebbe ingenuo e velleitario cullare sogni di risoluzione della fondamentale «questione monetaria».
Esistono solo dei sistemi di sostegno per la piccola impresa o per le famiglie in difficoltà, sempre più oberate da un fisco a dir poco opprimente e repressivo; tanto che la nostra proposta di Banca Locale proprio a questo preciso scopo mira.
Una proposta che già dalle prossime settimane andremo a diffondere con i nostri i nostri Circoli territoriali.
Abbiamo oramai ribadito alla nausea che la mala politica imperversa in Parlamento, ne è significativa testimonianza anche l’ultima la proposta in materia di una legge elettorale ben peggiore della precedente, risultata pure incostituzionale.
Fuori quindi da questo marcio sistema; guardiamo oltre, cercando di superare le barriere ideologiche attraverso una comunione di intenti, improntata al buon senso, che punti al primato della politica sana, della sovranità e degli italiani.
La scellerata decisione di cancellare il reato di clandestinità, che nessuno degli altri Stati europei si sognerebbe mai di mettere in discussione, crea un irresponsabile e pericolosissimo incentivo a delinquere, difficilmente arginabile.
Proprio mentre anche la “democratica e pacifica” Svizzera ha giustamente pensato di mettere un tetto ai flussi in entrata.
Qui a casa nostra, la città di Vicenza rappresenta un “fulgido” esempio di una grave situazione sociale, con il centro cittadino al limite della vivibilità, dove spaccio di droga, degrado e violenza, sono i protagonisti costanti sul territorio.
L’equazione più immigrazione uguale più criminalità si riscontra oggettivamente giorno dopo giorno, certificata da cronaca nera e statistiche.
Il fenomeno è oramai fuori controllo, la spesa che attorno ad esso ruota è a dir poco assurda. Il volantino sui costi dell’immigrazione distribuito oggi in sala parla chiaro.
Questi sono dati raccapriccianti che dovrebbero essere continuamente monitorati e analizzati da chi ha la possibilità di farlo, ma che troppo spesso invece approccia approssimativamente e solo a suon di slogans il problema.
Questi dati vanno diffusi porta a porta perché gli organi di informazione non li diffonderanno mai e poi mai.
Noi, che di politica economicamente non viviamo, ma che orientiamo politicamente il nostro vivere quotidiano, coi nostri pochi mezzi facciamo quel che possiamo
Il fenomeno si può e si deve contrastare, ma è necessario incidere a monte se si vuol limitare il danno a valle, e fin tanto che abbiamo un politica estera affidata a burattini e a lustrascarpe, la piaga continuerà imperterrita ad espandersi.
Né è lampante esempio la vicenda dei marò: da due anni i nostri soldati Massimiliano e Salvatore si trovano in India in condizioni di cattività, vittime della superficialità, dell’incapacità e dell’inconsistenza delle autorità italiane.
Siamo sbeffeggiati da tutti. Neppure ci informano delle operazioni tra i servizi segreti, nonostante noi si sia parte integrante delle missioni internazionali. Missioni che non hanno più senso se non come ruolo effettivo da ‘truppe cammellate’ al servizio della NATO.
La stessa NATO che vuole la città di Vicenza tra i massimi centri militari americani in Italia.
La questione Dal Molin infatti rappresenta un vero scempio non solo per Vicenza, ma per tutta l’Italia.
L’atteggiamento amorfo e distratto rispetto alla vicenda Dal Molin sia dei Governi di centrodestra e di centrosinistra, sia dell’amministrazione locale vicentina (da Hullwek a Variati), dimostra la più totale sudditanza ad una potenza che in Italia resta incondizionatamente libera di occupare e sfruttare per i propri interessi il nostro territorio da ormai settantanni.
Il tema importante dell’agenda governativa come quello della politica estera, anziché essere una delle questioni principali, sembra non riguardare più nessuna formazione politica, a certificazione di una delega e di una cessione di sovranità e di destino pressoché totale, tant’è che si può affidarne il dicastero ad una antimilitarista, internazionalista ed anarcoide come il Ministro Emma Bonino.
Oggi, ancor più che in passato, bisogna prestare grande attenzione alle vicende del Vicino Medio Oriente e del nord Africa rispetto al quale noi rappresentiamo la porta (in realtà il ventre molle) d’Europa; allo stesso tempo vanno rafforzati i rapporti politici, economici e culturali con la Russia di Vladimir Puntin che, mai come oggi, dovrebbe rappresentare il nostro migliore alleato, sia in chiave italiana che europea.
La destabilizzazione in corso degli scenari nordafricano e mediorientale, sta riversando, come ampiamente previsto, i suoi effetti negativi sull’Italia, sia in termini di ricadute economiche negative nelle commesse e nei rapporti commerciali, sia in termini di pressione immigratoria e di minor sicurezza.
Anziché difendere i nostri interessi in Libia e anziché sostenere il coraggioso Presidente siriano Assad e il suo martoriato popolo, abbiamo scelto - o meglio qualcuno ha scelto per noi - di assecondare le mire dei nostri concorrenti europei ed internazionali.
La politica estera è anche strettamente legata alla politica energetica, merita quindi una posizione di rilievo.
In questo contesto, il ritorno al dibattito sull’utilizzo dell’energia nucleare, diventa un tema ed una necessità non più differibili nel tempo.
Il nostro comitato scientifico per il nucleare, promosso e guidato dall’Ing. Davide Balestri, da tempo offre degli spunti interessati su questo versante, senza farsi intimorire e suggestionare da atteggiamenti emotivi e valutazioni tecnicamente non pertinenti.
Sappiamo bene che un ambiente sano va conservato e va tutelato, come i frutti della nostra terra, per l’oggi e per i domani, ma senza restare prigionieri d’isterie fondamentaliste e catastrofismi spesso assai interessati.
Le politiche agricole imposte dall’Europa stanno dilaniando l’intero settore agroalimentare.
Uno Stato forte, che esprima politici determinati e formati da una visione improntata all’interesse nazionale, dovrebbe avere più autorità e trovare maggior ascolto all’interno di quel coacervo di burocrati e tecnocrati che siedono nelle istituzioni (pseudo) comunitarie.
Nazioni come la Francia lo hanno saputo fare. Non serve continuare a lamentarsi. Occorre farsi sentire e rispettare.
Così come deve farsi sentire la voce di chi non ha più la possibilità di curarsi in maniera adeguata. I tagli lineari alla sanità stanno producendo un crescendo di inefficienze e di drammi.
Alta è la nostra sensibilità verso temi quali la Sindrome autistica, la somministrazione indiscriminata di farmaci ai bambini, l’uso spinto di vaccini dei quali emerge sempre più il lato legato più agli interessi delle multinazionali farmaceutiche che alla reale efficacia dei vaccini stessi.
Proprio nell’ambito della sindrome autistica e dei vaccini in età pediatrica, degno di nota e meritevole di sostegno è l’impegno profuso dal nostro Dott. Massimo Montinari, che sta facendo luce su molte zone d’ombra, non di rado causate da approssimazione, sommarietà e cattivi consigli.
Problemi che abbiamo cercato si sollevare anche fuori dall’ambito medico, sul piano politico, riscontrando però scarso interesse e rare concrete collaborazioni.
Ed ora, infine, due parole sulla nostra collaborazione con il presidente della Fondazione “Ricostruiamo il Paese”, Flavio Tosi.
Fin dalla sua prima candidatura a Sindaco di Verona, ci siamo impegnati al suo fianco sul versante amministrativo, con atteggiamento propositivo e costruttivo, profondendo il nostro impegno, principalmente attraverso le figure di Andrea Miglioranzi e Massimo Piubello, per la concretizzazione di tutta una serie di iniziative a favore della cittadinanza, e verso il conseguimento di obbiettivi per la nostra crescita qualitativa come sodalizio.
Ora, noi tutti vorremo vederlo a guidare l’Italia, in quanto riscontriamo in lui, nonostante qualche distonia - che anche noi proveremo amichevolmente a correggere - l’unica persona in grado di Ricostruire questo Paese dalle fondamenta.
Flavio Tosi può vincere, lo sappiamo (e lo sanno bene anche nemici dichiarati e non), perché abbiamo visto l’entusiasmo con il quale viene accolto, da uomo del popolo e di questa terra (senza il sostegno mediatico ed economico che altri vantano), ovunque vada: sale piene di cittadini di ogni estrazione, di ogni età, di ogni provenienza politica e culturale.
Un fattore questo che si genera in modo spontaneo dalla gente comune, che guarda, giustamente, alla serietà, alla concretezza ed alla competenza, nella politica e nella amministrazione pubblica.
Primarie o meno, il Paese va ricostruito, iniziando da solide fondamenta che dovranno basarsi su meritocrazia (questa sconosciuta), su competenza, su serietà e buon senso, su una visione d’insieme e organica, sempre orientate dall’amore per la propria gente e per la propria terra.
Gli Uomini ci sono, i giovani pure.
L’Associazione Progetto Nazionale quindi sottoscrive il proprio impegno a sostegno della Fondazione “Ricostruiamo il Paese” con Flavio Tosi!
 
PIERO PUSCHIAVO
 
 

Ripartire da un "Progetto Nazionale" per "Ricostruire il Paese"


Nell’epoca in cui la politica si prostra al potere economico e finanziario, innanzi al proliferare di una nuova religione che serpeggia nei palazzi romani, il centralbanchismo, dove le banche rappresentano le nuove cattedrali e i banchieri i nuovi sacerdoti, con un Draghi nel ruolo di sommo Pontefice; tutto il sistema politico deve cambiare, dobbiamo uscire dalla concezione del ‘libero mercato selvaggio’ dove l’economia virtuale, finanziaria e speculativa prevarica l’economia reale e produttiva, che crea ricchezza e posti di lavoro.
Occorre dare risposte forti e per fare questo non bisogna essere veri economisti; questi non sono quelli che frequentano i salotti televisivi e si riempiono la bocca di belle parole, ma quelli che riescono ad arrivare alla fine del mese, pagare un mutuo o un affitto, pagare le bollette, e mantenere dignitosamente una famiglia.
Oggi le banche adottano politiche sempre più restrittive, negano prestiti, chiudono le aperture di credito dalla sera alla mattina, revocano gli affidamenti alle aziende, già martoriate da normative vessatorie come Basilea 2 e 3.

Aggiungiamo pure l’operato di un Leviatano come Equitalia, vera e propria estorsione legalizzata, ed immaginiamo in che contesto possano operare le nostre imprese; già oberate da una burocrazia e da un fisco sempre più oppressivo, pronto a rastrellare risorse attraverso l’aumento indiscriminato di tasse e tariffe che non vengono però riammesse sul mercato ma dirottate a pagare gli interessi passivi sul debito pubblico.
Serve necessariamente un rilancio dell’economia e del sistema produttivo che può avvenire solamente attraverso una rivoluzione radicale che impone:
 
1) ricondurre le attività monetarie sotto il controllo della politica; (proposta di legge per emissione diretta da parte dello Stato)
 
2) istituire di un Comitato Interministeriale per il Credito ed il
Risparmio (CICR) nell’interesse dei cittadini;
 
3) le Banche Centrali devono tornare pubbliche, perché i soggetti che creano moneta e determinano il tasso di sconto, non possono assolutamente essere privati.
 
Questo ha fatto e sta facendo l’Ungheria di Viktor Orban, rilanciando l’intero sistema economico-produttivo del paese dopo aver riacquisito la proprietà della propria Banca Centrale e, conseguenzialmente, il controllo del debito pubblico; come già fa un altro paese economicamente avanzato come il Giappone, con un debito di gran lunga superiore a quello già esorbitante dell’Italia, ma con un’economia dai fondamentali più solidi rispetto a quella del nostro Paese.
Ma là dove non è possibile avere risposte dal governo centrale, occorre necessariamente ripartire dal territorio, prendendo ad esempio realtà che hanno già avviato progetti che si sono ampiamente concretizzati e consolidati quali alternative al sistema economico imperante.
Qual è lo Stato che può vantare una disoccupazione minima, aumenti del Pil a due cifre con incrementi dei redditi delle persone fisiche oltre al 25% in pochi anni? L’autore di questo miracolo è il North Dakota, ovvero uno dei piccoli e in apparenza marginali tra gli stati della federazione.
La sua fortuna? Non aderire al Federal Reserve System, ovvero al circuito finanziario imperniato sulla Fed, la Banca centrale americana.
Il successo del North Dakota è tutto qui: pur usando il dollaro come valuta di scambio, oggi è l’unico Stato americano che non dipende dalla Federal Reserve. A garantire le sue riserve sono i cittadini.
Per legge lo Stato e tutti gli enti pubblici devono versare i fondi nelle casse della Banca centrale del North Dakota, che li usa non per ottenere utili mirabolanti, né per oliare indebitamente le banche private, ma per aiutare la crescita dello Stato.
Di fatto agisce come un’agenzia di sviluppo economico e dunque sostiene progetti d’investimento, concede finanziamenti a tassi molto bassi, nonché un numero impressionante di prestiti a condizioni eque.
Questi investimenti producono ricchezza nel territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, generano un ciclo virtuoso. In ultima analisi lo scopo della banca centrale di un Paese dovrebbe essere quello di agevolare uno sviluppo economico armonioso e senza squilibri finanziari o inflazionistici. La Bank of North Dakota ci riesce a tal punto da chiudere ogni anno in utile.
Sulla base di questa esperienza, la principale tra tante altre, Progetto Nazionale ha elaborato una proposta che vuol essere una provocazione, uno spunto allo studio, all’elaborazione, al fine di una possibile concretizzazione per un vero e reale modello alternativo; in risposta a chi oggi si preoccupa maggiormente dello spread piuttosto che delle imprese che chiudono e a chi presta più attenzione agli artificiosi parametri dell’inflazione piuttosto che dei sempre più numerosi italiani che fanno la fila per mangiare alle mense della Caritas.
Dobbiamo trovare alternative per reperire risorse, sempre più sottratte ai cittadini dai governi di ogni colore, divenuti veri e propri esattori fiscali in nome e per conto del sistema bancario; perché se non sappiamo dove andare a prendere il denaro, è inutile che parliamo di ricerca, di sanità, di realizzare infrastrutture e di stato sociale.
 
PROGETTO BANCA LOCALE
 
In un contesto in cui persiste appunto la sudditanza della classe politica al sistema bancario e soprattutto innanzi alla scesa in campo dei banchieri in prima persona, in mancanza dell’adozione di misure necessarie a rilanciare l’economia da parte del governo centrale; occorre necessariamente ripartire dal territorio e organizzare strumenti per reperire nuove risorse. In quest’ottica, il Comune o l’unione di più comuni, potrebbe prendere in considerazione l’idea di creare una banca, concepita come Ente morale (in sintonia con lo spirito delle prime Casse di Risparmio); una ricetta realizzabile e concretizzabile solamente attraverso la volontà degli amministratori.
La BANCA LOCALE, volta al rilancio dell’economia del territorio, è una banca pubblica dove, da statuto, necessariamente, il 51% dovrà essere detenuto dal Comune stesso, il restante ad azionariato diffuso.
Il Comune, depositandovi parte delle sue entrate fiscali (ricordiamoci che esistono amministrazioni virtuose che chiudono i bilanci in attivo e non possono spendere il surplus nel rispetto dei scellerati patti di stabilità), unitamente agli asset immobiliari, va a costituire la maggioranza del capitale sociale cui aggiungere i depositi provenienti dai risparmi. L’ammontare del capitale, va a costituire deposito della banca che, nel pieno rispetto della regolamentazione sancita dal sistema bancario, può essere moltiplicato, a fini di nuovi impieghi, per un fattore di 9, secondo il principio della riserva frazionaria.
Da qui, la banca, ha la facoltà di concedere prestiti (le proprie entrate moltiplicate per 9) a chiunque ne abbia i requisiti; famiglie, piccole-medie imprese, industriali, artigianali o agricole e all’amministrazione stessa. In relazione agli eventuali rischi per attività e gestione condotte in maniera scriteriata, occorre precisare in primis che la Banca Locale, non avendo finalità di lucro per statuto (e le eventuali eccedenze a bilancio vengono destinate ad aumentare il capitale sociale, creando un effetto dinamo sul coefficiente moltiplicatore), rimane vincolata ad utilizzare la raccolta per impieghi sul territorio (parte di questi impieghi possono purtroppo avere anche esiti negativi per investimenti sbagliati, ma proporzionalmente non saranno mai in grado di far crollare un sistema al pari di un utilizzo meramente speculativo). Secondariamente poniamo un quesito: quale maggior rischio hanno contratto fino ad ora le amministrazioni che hanno visto imporsi dalle banche operazioni coi derivati che hanno condotto anche alcuni enti pubblici e comuni stessi alla soglia del fallimento? Anche solo uscendo da questa logica cui le amministrazioni erano costrette ad affidarsi per accedere a finanziamenti, rimane quindi un fattore positivo.
È normale che i criteri di impiego della raccolta debbano essere fatti nella maniera più accorta possibile, primo perché vengono utilizzati soldi pubblici, secondariamente perché vanno finanziati esclusivamente progetti seri e concreti che possano ridare effettivamente slancio all'economia del territorio alimentando il circuito produzione-occupazione-consumo.
Di fatto la banca agirebbe come una agenzia di sviluppo economico, sostenendo progetti di investimento, e da calmiere dei tassi di interesse, concedendo finanziamenti a tassi notevolmente più bassi rispetto a quelli attualmente sul mercato. Si produrrebbe così ricchezza nel territorio e dovunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, andrebbe a generarsi un ciclo virtuoso, lontano da squilibri inflazionistici, bolle speculative e ‘derivati’; un’economia non ‘dopata’, ma sana, fondata sul risparmio e sugli investimenti.
Attraverso una simile operazione, non solo si taglierebbero fuori i tradizionali ‘istituti di debito’, ma si potrebbe seriamente rivitalizzare il tessuto economico e rilanciare lo sviluppo sul territorio, facendo fronte alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria delle infrastrutture.
La strada è molto difficile e ne siamo consapevoli, ma risulta una proposta scomoda e coraggiosa, che darà fastidio, anche se vista solamente come provocazione politica, a politici ed amministratori sempre più incapaci di pensare e proporre alternative per uscire dalla crisi sempre più dilagante.
La politica prima o poi, se vorrà realmente fare gli interessi del territorio e della nostra gente, dovrà raccogliere il testimone.
Il vostro entusiasmo, la vostra passione, la voglia di cambiare le cose sono gli ingredienti giusti di un’Italia che vuole cambiare.
Di una cosa siamo sicuri: questi ingredienti fanno parte del dna di Flavio Tosi, che può cambiare veramente le cose partendo proprio dal territorio!
 
Con Progetto Nazionale!
Con Flavio Tosi!
Per Ricostruire il Paese!
 
Manuel Negri
Responsabile nazionale Linea Politica